IL PARCO ARCHEOLOGICO DI ALTILIA/SEPINO
- Molise On The Road
- 17 set 2023
- Tempo di lettura: 17 min
Se desideri immergerti nell'antica storia e esplorare i luoghi del passato, non puoi perdere Altilia Sepino (conosciuta anche come Saepinum), la città sepolta. Questo incredibile sito archeologico è una testimonianza straordinariamente ben conservata di una città della provincia romana ed è sicuramente uno dei luoghi più noti e frequentati dell'intero Molise, oltre ad essere una delle mete più visitate. (QUI TUTTE LE AREE ARCHEOLOGICHE DEL MOLISE)
Indice
Il Museo di Altilia (Orari di apertura ed Info)
Altri edifici del decumano
Descrizione

Saepinum è un sito archeologico antico situato a 3 km a nord di Sepino, circondato da mura medievali e a un'altitudine di circa 700 metri sul livello del mare.
Questa posizione strategica si trovava all'incrocio di importanti vie commerciali tra il Sannio Pentro, i Peligni a nord e l'Irpinia a sud sin dai tempi antichi.
Questa posizione privilegiata ha favorito lo sviluppo economico di Saepinum, con prove di contatti commerciali con altre regioni.
Negli ultimi anni, Saepinum è stato oggetto di scavi archeologici, principalmente nelle aree di proprietà dello Stato, finanziati anche con proventi del gioco del lotto secondo la legge 662/96, comma 83.
Nel 2017, ha attirato più di 20.000 visitatori, con ingresso gratuito tranne che per il museo.
Riconoscimenti
Grazie all'instancabile impegno dell'Associazione Turistica Pro Loco di Sepino e alla dedizione della redazione di www.sepino.net, la zona archeologica di Altilia Sepino ha recentemente conquistato un prestigioso riconoscimento a livello nazionale, venendo insignita del titolo di "Meraviglia italiana".
Inoltre, dal 2010, Altilia Saepinum gode del prestigio internazionale come "Scudo Blu" del Comitato Internazionale del Scudo Blu (ICBS), un riconoscimento istituito nel 1996 e così denominato in onore del simbolo previsto nella Convenzione dell'Aja del 1954, volta a proteggere i Beni Culturali.
Se desideri saperne di più su Altilia Sepino, puoi approfondire la scoperta della sua città sepolta, usufruire dei servizi turistici offerti e consultare i testi informativi curati da Antonio Tammaro. Inoltre, nel 2014 è stata realizzata una versione inglese dei contenuti, a cura di Claudia Pezzente Gibson e Thom Tammaro.
Il Museo di Altilia

Questo museo raccoglie una vasta collezione di reperti risalenti all'epoca imperiale, rinvenuti sia nella città che nella sua necropoli circostante.
Qui è possibile ammirare una ricca varietà di oggetti che offrono un'affascinante panoramica sulla vita e le attività dei residenti del territorio.
Tra di essi troviamo strumenti di lavoro, utensili d'uso quotidiano e preziosi oggetti di ornamento personale.
Inoltre, il museo ospita anche una pregevole selezione di manufatti risalenti al periodo compreso tra il Duecento e il Trecento, tra cui fibule e anelli.
Prezzi d'ingresso:
Biglietto intero: € 3,00
Biglietto ridotto: € 1,00
Orari di apertura:
Dal martedì alla domenica, dalle 9:00 alle 17:00
Si raccomanda di verificare gli orari di apertura contattando direttamente la struttura, poiché potrebbero essere soggetti a variazioni.
Aree Archeologiche
Le Mura

Perimetro delle mura
Il perimetro delle mura è costituito da una sequenza di cortine, sempre rigidamente rettilinee e di lunghezza variabile, interrotta da torri circolari disposte a distanza di 80 – 120 piedi l’una dall'altra.
Restauro e conservazione
Attualmente solo una parte del tracciato delle mura è allo scoperto. Nel corso degli anni si è provveduto a restaurare e consolidare le strutture rimesse in luce, ripristinando alcuni tratti di alzato mediante il reimpiego di materiale antico di crollo. Nei tratti non interessati dallo scavo il tracciato è segnalato da nuclei sparsi di cementizio e brevi spezzoni di muratura.
Caratteristiche delle mura
Nel complesso la cinta muraria si presenta come un’opera accurata, di buona ingegneria militare. Il materiale utilizzato è il calcare del Matese, tagliato in blocchetti minuti e sagomati a forma di piccole piramidi, a base indifferenziata, quadrata o rettangolare. Il paramento delle cortine presenta uno spessore uniforme (circa m. 1,80), è tessuto con la tecnica del reticolato, con una malta cementizia omogenea.
La muratura è piena, di un’altezza di circa m. 4,80 e presenta sulla sommità un cammino di ronda. La qualità della tessitura appare uniforme e costante, e lascia supporre un'unica fase di costruzione.
Torri circolari
La cinta muraria è munita di un sistema di torri a pianta circolare, di cui restano in vista solo diciannove torri, riportate alla luce durante la campagna di scavo degli anni 1950-1955. Esse sporgono per circa tre metri sia all'esterno, verso la campagna, sia all'interno, verso la città. Lo spessore delle mura esterne è maggiore rispetto a quello interno. Hanno tutte un diametro di circa sette metri ed un’altezza di quasi undici, con un paramento esterno in opera reticolata.
Integrazione delle torri con le cortine
La struttura delle torri risulta solidamente incastrata con quella delle cortine, e questo dimostra la contestualità della costruzione delle mura e delle torri. Tre piccole feritoie, distribuite sulla superficie esterna della torre, garantivano la copertura difensiva dell’area antistante le mura, tre finestrelle erano aperte dal lato interno per il controllo dell’area urbana.
Stato attuale delle torri
Attualmente di alcune torri restano le sole strutture di base, ricoperte di materiale antico frammisto a terreno di riporto, di altre, soprattutto del lato di nord-ovest, è stata ricostruita parte dell’alzato, recuperando gli antichi materiali, e ne è stata consolidata la struttura.
Le Porte

Le quattro porte di accesso alla città sono chiamate in base alla loro posizione e seguono un disegno simile.
Ogni porta ha un arco alto circa 4,80 metri, chiuso da una saracinesca di legno azionata dall'alto. Due torri circolari fiancheggiano ogni apertura. Dietro ogni porta si trova un cortile rettangolare chiamato cavaedium, che serviva a scopi difensivi ed è accessibile attraverso una controporta a due battenti.
Le porte sono così nominate:
Porta Terravecchia, situata sul lato sud-ovest della città, era rivolta verso i monti del Matese. Oggi manca una delle torri e molta della struttura originale.
Porta Tammaro, sul lato nord-est, guardava verso la piana del fiume Tammaro. Solo una parte della torre nord-ovest è rimasta, e gran parte della struttura è stata incorporata in edifici moderni.
Porta Benevento, posizionata sul lato sud-est, ha subito restauri nel 1972. Le due torri sono state conservate in modo diverso, e l'arco ha una chiave di volta che raffigura una divinità maschile, probabilmente Marte.
Porta Bojano, sul lato nord-ovest, si trova sul percorso principale in direzione della piana di Boiano. È stata scavata più volte e le due torri sono state ricostruite. L'arco ha un'iscrizione commemorativa e due statue di prigionieri barbari ai lati.
Nonostante alcune differenze, tutte le porte presentano un messaggio propagandistico simile con l'iscrizione commemorativa e le statue dei barbari prigionieri che simboleggiano le vittorie militari.
Il Teatro

Il teatro di Saepinum è un vero gioiello architettonico e uno dei migliori esempi di edifici ben conservati in questa antica città.
Trovandosi nella parte settentrionale di Saepinum, tra la porta Bojano e l'angolo nord delle mura cittadine, la sua posizione può sembrare leggermente inclinata rispetto alla cinta muraria.
Questa disposizione rivela la necessità di allineare l'asse trasversale della struttura con la strada principale della città, il cardo, che dista circa 60 metri.
Gli ingressi principali del teatro sono infatti orientati verso il cardo stesso.
Il Foro

Il foro si estende all'incrocio tra il cardo e il decumano, formando una superficie trapezoidale.
Oggi, appare completamente privo della sua originaria cornice di edifici pubblici e civili che un tempo lo circondavano.
La piazza è pavimentata con lastre di calcare disposte in modo uniforme su 82 file parallele.
Al centro della piazza, sopra il selciato e rivolta verso il cardo, si trova un'iscrizione commemorativa che ricorda i nomi dei magistrati che finanziarono personalmente la realizzazione della pavimentazione del foro.
La Basilica Forense: Un Luogo di Importanza Strategica

La Basilica Forense è situata nell'incrocio tra il cardo e il decumano, occupando una posizione di notevole rilevanza come punto focale del lato nord-ovest del foro.
Questo articolo esplora la struttura e la storia di questa basilica, evidenziando la sua importanza nell'ambito dell'antica città.
Architettura Imponente
La basilica presenta una pianta rettangolare di dimensioni notevoli, misurando 31,60 metri in lunghezza e 20,40 metri in larghezza.
Al suo interno, è divisa da un peristilio composto da venti colonne dal fusto liscio, quattro su ciascun lato corto e otto su ciascun lato lungo.
Queste colonne sono coronate da capitelli di stile ionico.
Il peristilio, purtroppo, ha perso ogni traccia della sua pavimentazione originale, ma doveva anch'essa avere una pianta rettangolare di 19,50 per 9,00 metri, circondata da un peribolo largo 3,60 metri.
Questa disposizione suggerisce uno spazio centrale ampio, probabilmente illuminato dall'alto, che conferiva all'intera area forense un aspetto maestoso.
Funzioni Polivalenti
Nell'antichità, la basilica svolgeva una serie di funzioni polivalenti. Era un luogo dove si svolgevano attività commerciali, processi giudiziari e, durante l'Impero, anche cerimonie religiose legate al culto dell'imperatore.
Era un punto di incontro per persone di diversi strati sociali, da nobili a cittadini comuni in cerca di svago.
La sua vicinanza alla piazza del foro era logica, poiché forniva uno spazio coperto comodo e immediato oltre il cardo.
Architettura e Struttura
Purtroppo, non rimane traccia della pavimentazione originale, ma si presume che fosse composta da lastre di calcare simili a quelle del foro.
La struttura muraria è realizzata in opera incerta, con blocchetti di calcare irregolari uniti da malta.
I muri perimetrali hanno uno spessore di 60 centimetri e raggiungono un'altezza massima di 1,10 metri. La facciata principale, lunga 31,60 metri, si affaccia sul cardo, mentre l'altra facciata, di 20,40 metri, è allineata al decumano.
Il lato corto sud-ovest è attualmente interrato, ma la sua esistenza è documentata da scavi del 1880. Il lato lungo nord-ovest è adiacente al macellum e non presenta ingressi.
Porte Monumentali
Entrambe le facciate principali, quella rivolta al cardo e quella al decumano, presentano una porta principale centrale larga 2,50 metri e due porte minori simmetriche larghe 1,75 metri ai lati della principale.
Tutte le porte hanno soglie di circa 10 centimetri di altezza realizzate in lastre di calcare.
Elementi decorativi
Ogni colonna dei venti presenti nel peristilio poggia su un massiccio plinto di calcare quadrato di 100 centimetri di lato e ha un diametro alla base di 75 centimetri.
Solo nove colonne sono state completamente restaurate, raggiungendo un'altezza di 6,15 metri, mentre i fusti delle altre sono parzialmente ricostruiti.
I dieci capitelli superstiti, di stile ionico e realizzati in pietra calcarea locale, mostrano una qualità variabile e differenze nei dettagli decorativi.
Restauri e Modifiche nel Corso del Tempo
L'analisi delle prove archeologiche e delle iscrizioni epigrafiche rivela che la basilica ha subito numerosi interventi, modifiche e restauri nel corso della sua storia. Un'epigrafe risalente all'80 d.C., che menziona Marcus Hirrius Fronto Neratius Pansa, suggerisce interventi di restauro successivi a danni causati da un terremoto avvenuto nel 50 d.C.
Molte altre iscrizioni risalgono al IV secolo d.C., quando Saepinum divenne il capoluogo della Provincia Samnii e fu oggetto di importanti lavori di ristrutturazione sponsorizzati dal governatore Fabio Massimo.
Il Fondatore e la Famiglia Pansa
L'unico documento epigrafico ancora presente all'interno della basilica è un'iscrizione situata sul lato nord-ovest, che menziona Lucius Naevius Pansa, il figlio di Numerius, in qualità di Duoviro Quinquennale. Questa iscrizione rappresenta il più antico elemento databile relativo alla basilica.
Ulteriori iscrizioni epigrafiche hanno permesso di ricostruire la carriera di Lucio Nevio Pansa e dimostrano che fu lui a fondare l'intero complesso architettonico agli ultimi anni del I secolo a.C.
La basilica rientra quindi nella produzione architettonica tardo repubblicana o dei primi anni dell'impero e testimonia l'attività edilizia promossa dalla politica di Augusto per ottenere il sostegno delle classi medie italiane.
Successivamente, altre iscrizioni epigrafiche attestano che membri della stessa famiglia Pansa finanziarono restauri e manutenzione della basilica in età imperiale, seguendo una pratica comune tra le famiglie facoltose che si prendevano carico della costruzione e della conservazione di opere pubbliche, trasmettendo questo impegno alle generazioni successive.
Il Tribunal columnatum
Sulla parete interna della basilica, nel muro del lato lungo nord occidentale, si aprono due porte di accesso, larghe circa m. 1,17 e poste a distanza di m. 6,10.
Queste porte conducono attraverso tre gradini in un ambiente a pianta rettangolare, situato ad un livello più elevato rispetto al piano della basilica.
Questo spazio, largo m. 8,45 e profondo m. 3, era inizialmente pavimentato con lastre calcaree ed era concepito come una sorta di pronao.
L'Accesso all'Aula Principale
Dal pronao, attraverso un passaggio centrale largo m. 1,95 e provvisto di soglia, è possibile accedere all'aula principale. Questa aula è a pianta rettangolare con dimensioni di m. 14,85 x 9,60 ed è situata ad un livello più elevato rispetto al pronao. La sua parete di fondo presenta un'abside.
Caratteristiche del Tribunal Columnatum
Questa struttura comunica esclusivamente con la parte interna della basilica ed è considerata parte integrante di essa.
Poiché è situata sopraelevata rispetto al piano della basilica e si trova sul lato opposto alla facciata principale, possiede le caratteristiche tipiche del tribunal columnatum.
Questo era una "tribuna" dalla quale i magistrati locali esercitavano ufficialmente le loro funzioni.
Sezione 4: Trasformazioni nel Corso del Tempo
Un'analisi delle strutture murarie dell'aula ha evidenziato alcune trasformazioni nel corso del tempo.
Le giunzioni tra le murature preesistenti e quelle di epoca successiva sono ben evidenti, indicando interventi estranei all'edificio originale.
Costruzione dell'Abside Semicircolare
In particolare, l'abside semicircolare è stata costruita in un secondo momento, abbattendo il muro di fondo originario.
Inoltre, i due muri laterali sono stati prolungati di m. 5,85 oltre l'abside e poi collegati a un nuovo muro posteriore.
Uso Come Sede di Culto Cristiano
La presenza dell'abside ha portato a ipotizzare che nell'IV secolo d.C. l'edificio sia stato utilizzato come sede di culto cristiano, un cambiamento di funzione comune durante la disgregazione dell'Impero Romano.
Ristrutturazioni e Testimonianze Epigrafiche
Le ristrutturazioni subite dall'edificio sono attestate anche da testimonianze epigrafiche, databili alla metà del IV secolo d.C., che riguardavano anche parti della basilica, probabilmente in seguito al terremoto del 346 d.C.
Lavori Promossi da Fabius Maximus e Flavius Uranius
I lavori di restauro e ristrutturazione sono stati promossi dal governatore della provincia Fabius Maximus, di dignità senatoria, e proseguiti dal suo successore Flavius Uranius, di dignità equestre.
Flavio Uranius ha arricchito la struttura con pregiati marmi.
Interventi nella Basilica e nel Tribunal
In questa occasione, oltre ai lavori di ristrutturazione della basilica, tra cui il restauro del colonnato, il consolidamento della facciata e il rifacimento del pavimento, sono stati eseguiti interventi di ristrutturazione nel tribunal con l'inclusione dell'abside.
Il Macellum

L'edificio noto come il Macellum Sepinate si erge con maestosità adiacente alla basilica nell'antica città romana.
Questo edificio, destinato alla vendita al dettaglio dei generi alimentari, ha una storia ricca di restauri e trasformazioni nel corso dei secoli. In questo articolo, esploreremo la sua posizione, la sua struttura e la sua storia, gettando luce sulla vita quotidiana nell'antica Roma.
Posizione Strategica
Il Macellum Sepinate si trova proprio di fronte al decumano, una delle principali strade della città.
La sua posizione è caratterizzata da un accesso rialzato rispetto al livello stradale, evidenziato da un'ampia fascia lastricata larga 2,75 metri.
Questa posizione, seppur centrale e in prossimità dell'area pubblica, è notevolmente separata dalla basilica e dal foro, conferendo al Macellum una sua identità distinta.
Struttura dell'Edificio
L'edificio ha una pianta rettangolare ed è preceduto da un atrio con pilastrini quadrati. All'esterno, è dotato di un passaggio pedonale che attraversa il decumano, facilitando l'accesso dei visitatori.
Le sue murature perimetrali, costruite con ciottoli e malta, sono il risultato di un restauro eseguito nel 1958.
Un breve corridoio conduce all'ambiente centrale, che ha una pianta esagonale. Questo spazio è pavimentato con grosse tessere bianche di calcare locale dalle forme irregolari.
Da ciascuno dei quattro lati dell'esagono si accede alle tabernae, negozi e botteghe che conservano ancora la pavimentazione originale in mattoni cotti.
Al centro dell'esagono si trova un bacino della stessa forma che ospita una vecchia macina di frantoio, inserita in epoca tarda.
Storia e Finanziatore
Un'iscrizione epigrafica rivela che il finanziatore dell'intero complesso fu un uomo di nome Marcus Annius Phoebus.
All'interno del cortile interno, una volta sorgeva un colonnato con applicazioni decorative e rifiniture in bronzo e marmo, ma purtroppo oggi non ne rimane traccia.
Datazione e Restauri
Basandoci sugli elementi architettonici e la planimetria, il Macellum Sepinate sembra risalire ai primi decenni del I secolo d.C. Tuttavia, fu soggetto a restauri significativi nella seconda metà del IV secolo d.C., in concomitanza con l'istituzione della Provincia Samnii.
In conclusione, il Macellum Sepinate è un edificio straordinario che offre un affascinante spaccato della vita nell'antica Roma, con la sua posizione strategica, la struttura ben conservata e la storia interessante del suo finanziatore e dei restauri.
Esplorare questo sito archeologico ci permette di immergerci nel passato e scoprire i segreti del commercio alimentare nell'Impero Romano.
Le Terme

Introduzione all'Edificio delle Terme di Sepino
L'edificio delle terme di Sepino è un importante complesso pubblico situato di fronte al forum, oltre il decumano. In questa sezione introduttiva, esploreremo la sua vastità e la sua ubicazione.
Dimensioni e Ubicazione L'edificio è uno dei più grandi nell'area di Sepino, ma gran parte di esso è ancora interrato. Attualmente, misura 28,30 metri in lunghezza e 19,25 metri in profondità, con una parte ancora sepolta.
Il Portico Principale Il complesso include un imponente portico lungo 18,50 metri che si affaccia sia sulla piazza che sul decumano, con una profondità di 3,40 metri. Tuttavia, del colonnato restano solo cinque plinti calcarei.
Funzione e Struttura Presumibile
In questa sezione, approfondiremo la funzione e la struttura prevista dell'edificio delle terme di Sepino.
Funzione Pubblica La posizione e le dimensioni indicano chiaramente una funzione pubblica per questo edificio. Inoltre, la presenza di pareti curve suggerisce che potrebbe essere un complesso termale.
Complessità della Pianta L'edificio presenta una pianta complessa con una serie di ambienti comunicanti in modo simmetrico. Tuttavia, non è ancora chiaro se contenga i tipici elementi di un impianto termale come il frigidarium e il calidarium.
Sistema Fognario La presenza di un complesso sistema fognario nella zona è coerente con le esigenze di uno stabilimento termale per lo smaltimento dell'acqua utilizzata.
Stile di Costruzione e Datazione
Qui esploreremo il metodo di costruzione dell'edificio e la sua datazione approssimativa.
Costruzione in Opera Incerta Tutte le strutture murarie sono realizzate secondo l'uso locale, con blocchetti irregolari di pietra legati con malta, con uno spessore di circa 60 cm, eccetto l'esedra che misura 90 cm.
Datazione La costruzione dell'edificio è stimata alla fine del I secolo d.C. o all'inizio del II secolo d.C., posticipata rispetto alla costruzione delle tabernae circostanti.
Restauri e Identificazione
In questa sezione, esamineremo le iscrizioni epigrafiche che aiutano a identificare l'edificio e i restauri effettuati.
Iscrizioni Epigrafiche Due iscrizioni documentano restauri negli anni 352-357, finanziati dal governatore provinciale Fabius Maximus e realizzati da Neratius Constantius. Questi restauri furono necessari a causa della vetustà delle strutture.
Identificazione dell'Edificio Le iscrizioni suggeriscono che l'edificio va identificato come "Terme di Silvano," l'unico edificio sepinate conosciuto con questa denominazione originale. La specifica "Silvani" potrebbe essere stata aggiunta per distinguerle da un'altra costruzione termale simile a Sepino.
Un Secondo Complesso Termale
In questa sezione, esploreremo la scoperta di un secondo complesso termale a Sepino.
Il Secondo Complesso Termale Durante i lavori di restauro del muro di cinta, è stata scoperta un'altra struttura termale datata al II secolo d.C. Questo secondo complesso presenta dimensioni più ridotte e include elementi tipici di uno stabilimento termale, come i tubuli per l'aria calda e vasche per i bagni a diverse temperature.
Ricchezza di Acque a Sepino La presenza di due complessi termali non è insolita, considerando la ricchezza di acque nell'area e la comune pratica delle attività termali nell'epoca imperiale romana.
La Fontana del Grifo

Posizione Strutturale
La fontana del Grifo sorge lungo il lato nord-orientale del decumano, a pochi metri dalla piazza del forum. Si trova al confine tra la zona pubblica e quella privata, tra un edificio termale e una domus adiacente.
Nel 1973, durante un intervento di restauro, parti mancanti del monumento sono state ripristinate utilizzando pietra calcarea di Guardialfiera, rendendo le aggiunte chiaramente distinguibili dalle parti originali.
Il Grifo Raffigurato
La fontana prende il nome dalla decorazione sul suo prospetto, che presenta un rilievo raffigurante un grifo.
Il grifo è rivolto a sinistra, in posizione eretta sulle zampe anteriori e accovacciato sulle zampe posteriori, con le ali ripiegate all'indietro.
La testa presenta un grosso becco adunco, un occhio obliquo e orecchie dritte e sporgenti, oltre a una criniera folta che scorre sul dorso.
La figura è scolpita a rilievo, con un'articolazione prospettica, e presenta un foro tra il torace e le zampe anteriori per il deflusso dell'acqua.
Caratteristiche del Bacino
Il bacino, di forma rettangolare, è stato ripristinato alla sua funzione originale ed è largo 3,00 metri per 1,85 metri. Un parapetto alto 89 centimetri dal suolo lo circonda.
L'acqua in eccesso scorreva dal bacino attraverso canaletti praticati sui lati corti e poi defluiva nella fognatura tramite una grata ancora visibile sul lato destro della fontana, a livello del basolato.
Questo sistema è tipico delle fontane romane, che erano opere di pubblica utilità e richiedevano manutenzione da parte degli aquarii.
Funzione Ornamentale e Iscrizione
La fontana di Saepinum presenta una forma monumentale e dettagli curati, suggerendo una funzione ornamentale oltre a quella pratica.
Un'iscrizione sul prospetto attesta che la costruzione è stata finanziata da Caius Ennius Marsus e suo figlio Lucius Ennius Gallus.
L'iscrizione recita: "Caio Ennio Marso, figlio di Caio, (padre) Lucio Ennio Gallo, figlio di Caio, figlio, curarono la costruzione a proprie spese di (alcune) fontane".
L'uso del plurale "fontane" indica che padre e figlio potrebbero aver finanziato più di una fontana, una pratica comune quando assumevano incarichi municipali.
Contesto Storico
Cronologicamente, la fontana risale al periodo della costruzione delle mura di Saepinum, databili tra il 2 a.C. e il 4 d.C.
Questo periodo ha visto un grande fervore edilizio e rinnovamento urbanistico nella città, particolarmente durante il governo di Augusto.
Ennio Marso, il finanziatore della fontana, è noto per la sua carriera militare e civile, come documentato su un grande mausoleo cilindrico situato fuori porta Benevento, lungo il margine sinistro del tratturo.
Gli edifici funerari

Al di fuori delle antiche mura della città, lungo il principale asse stradale chiamato decumano, sono stati scoperti i resti di due monumenti funerari.
Questi sono gli unici monumenti che sono rimasti integri rispetto ad altri, di cui la posizione non è stata ben definita.
Tuttavia, già lo stesso Cianfarani aveva documentato l'esistenza di tali monumenti.
È risaputo che durante l'epoca romana, soprattutto tra la fine della Repubblica e l'inizio dell'era imperiale, i monumenti funerari erano ampiamente diffusi e appartenevano a figure di spicco della nobiltà cittadina e dell'élite mercantile
Mausoleo di Caius Ennius Marsus
Il mausoleo di Caius Ennius Marsus sorge lungo il tratturo, a circa 75 metri dalla porta di Benevento, al di fuori delle mura cittadine.
Questo monumento è stato restaurato e ricostruito negli anni '40, principalmente utilizzando i materiali originali, ma integrando, quando necessario, parti restaurate, opportunamente segnalate.
Nella parte anteriore del mausoleo, all'interno di una cornice, si trova un epitaffio che commemora il defunto, un cittadino di rango equestre, e celebra la sua illustre carriera sia militare che civile all'interno dell'amministrazione cittadina.
Quasi certamente il mausoleo fu fatto costruire dallo stesso Ennio Marso quando era ancora in vita, in un periodo in cui dominava la scena politica ed aveva raggiunto una particolare posizione di prestigio sociale nel municipio di Saepinum, tra la fine del I secolo a.C. e i primi anni del I secolo d.C. non a caso corrispondente alla costruzione delle mura e al riassetto urbanistico della città
Mausoleo di Publius Numisius Ligus
Il mausoleo di Publius Numisius Ligus si trova al di fuori della porta di Bojano, sulla destra, a una distanza di circa 70 metri dal tratturo.
Questo mausoleo, realizzato interamente in calcare bianco locale, è stato oggetto di una quasi completa ricostruzione, ma con l'impiego principalmente dei materiali originali, fatta eccezione per alcune piccole aggiunte.
Questo monumento appartiene alla categoria nota come "ad ara", le cui radici affondano nell'antico mondo ellenistico dell'Asia, ma che si diffuse ampiamente nell'intero impero romano tra la fine dell'era repubblicana e l'inizio dell'epoca imperiale.
Di solito, i monumenti di questo genere presentano molte decorazioni, come fregi dorici e fasci littori, ma quello di Saepinum è notevole per la sua elegante semplicità.
Altri edifici del decumano

Il Quartiere Popolare
Le diverse campagne di scavo a Saepinum, dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri, hanno portato alla luce un affascinante quartiere popolare situato lungo il decumano, da Porta Bojano al Foro.
In questo articolo, esploreremo le scoperte più significative fatte nel corso di questi scavi suddividendole per periodi e aree di interesse.
Le Scoperte Ottocentesche
Nel XIX secolo, le prime campagne di scavo a Saepinum hanno rivelato le tracce di un quartiere popolare con abitazioni e botteghe private.
Queste costruzioni si affacciavano lungo il tratto del decumano che collegava Porta Bojano al Foro.
Tuttavia, i risultati di questi scavi sono oggi limitati a pochi disegni e relazioni, e la comprensione complessiva dell'area è difficile a causa della mancanza di un'analisi completa.
Gli Scavi del 1955 e le Manipolazioni Successive
Nel 1955, un'importante operazione di sbancamento fu condotta all'interno dell'area demaniale, allo scopo di collegare due monumenti restaurati: Porta Bojano e il Foro.
Questo intervento ha interessato una lunghezza di circa settanta metri del decumano, ma il restauro massiccio e le trasformazioni strutturali hanno reso difficile la lettura dettagliata dei reperti archeologici.
Oggi, rimangono fedeli all'originale solo l'orientamento generale delle strutture e la successione degli ambienti, che mostrano tracce di botteghe lungo la strada e stanze di abitazione sul retro.
Sulle crepidini dei marciapiedi, si possono ancora vedere tracce di colonnine, suggerendo l'esistenza di un porticato e ballatoi affacciati sulla strada.
Inoltre, tra i marciapiedi, ci sono basole sopraelevate (insulae), utilizzate per attraversare la strada anche quando pioveva. L'impianto originario di questi ambienti risale probabilmente a un'epoca pre-augustea.
Gli Edifici del Decumano e il Possibile Tempio
Il tratto di decumano vicino al Foro rivela una serie di edifici di interesse.
Uno di essi, conosciuto come il primo edificio, potrebbe essere stato la Curia o il Comitium, ma la datazione è incerta.
Il secondo edificio, più piccolo, potrebbe essere stato utilizzato per scopi pubblici.
Un terzo edificio, posizionato in posizione centrale, sembra essere stato un possibile luogo di culto.
Ha un'ampia porta monumentale e un bancone rialzato che potrebbe aver contenuto immagini di culto.
La datazione suggerisce che l'edificio potrebbe risalire al I secolo d.C.
Le Terme e L'Industria
Nell'area del Foro, sono state scoperte delle terme e un edificio industriale. Le terme sembrano essere state utilizzate fino al II secolo d.C.
L'edificio industriale potrebbe essere stato una conceria, dato che sono state trovate vasche impermeabilizzate e altre caratteristiche tipiche di un impianto di conceria.
La Casa dell'Impluvio Sannitico
Una casa signorile, conosciuta come la "casa dell'impluvio sannitico," è stata scoperta con un impianto planimetrico "pompeiano" caratteristico.
Questa casa ha una pianta romboidale con stanze rettangolari e un cortile centrale con un impluvium. È probabile che l'edificio avesse anche un piano superiore.
Edifici Industriali e Commercio
Sono stati scoperti anche edifici industriali, tra cui un possibile mulino ad acqua o una conceria, e strutture commerciali come botteghe e una taberna.
Queste scoperte suggeriscono una caratterizzazione del quartiere come commerciale e artigianale.
Il Lato Sud del Foro
Il lato sud del Foro è stato meno indagato rispetto agli altri lati.
Un edificio colonico suddivide l'area e un complesso edilizio, finanziato da Nerazio Prisco, un personaggio di spicco di Saepinum, è stato parzialmente esplorato.
Il Sepolcreto Tardoantico e Altimedievale
Durante l'epoca tardoantica e altomedievale, l'area pubblica del Foro è stata utilizzata come sepolcreto, con tombe che risalgono al VI-VII secolo d.C.
Questo periodo segna una recessione demografica ed economica della comunità di Saepinum, con una contrazione dell'area urbana.
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