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MITI E LEGGENDE DELLA CALABRIA: SCILLA E LA SUA INCREDIBILE STORIA

  • Immagine del redattore: Molise On The Road
    Molise On The Road
  • 9 gen 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 10 gen 2024


La leggenda di Scilla ed il mostro con le 7 teste


Nella leggenda mitologica tra Reggio e Messina si narra di Scilla, una ninfa trasformata da Circe in un mostro orrendo, e Cariddi, creatura marina di Zeus.


Per secoli, questi due esseri hanno infestato lo Stretto, causando vortici mortali con il loro potere sull'acqua.


La storia è intrisa di passioni, amori non corrisposti e vendette, culminando in un epilogo drammatico..


Scilla e Glauco


La gelosia di Circe scatena un potente sortilegio che dà vita a uno dei miti più affascinanti e misteriosi dello Stretto.


Nei pressi degli scogli di Zancle, dove Scilla amava riposarsi, incontra Glauco, un pescatore beota trasformato in divinità marina per aver gustato l'erba rigenerante dei suoi pesci e aver appreso l'arte della profezia da Oceano e Teti.


La vista di Glauco, creatura metà uomo e metà pesce, spaventa tanto la ninfa da costringerla a fuggire.


Glauco, abbandonato al suo destino, tenta invano di trattenere Scilla, dichiarandole il suo amore e condividendo la sua struggente storia, tramandata da Ovidio nelle Metamorfosi ("Non sono né mostro né bestia feroce, o vergine, ma un dio delle acque [...] in passato ero un mortale, anche se il vasto mare era già il mio regno").


La vendetta di Circe e la grande nascita del mito


Nella sua disperazione, Glauco cerca l'aiuto della maga Circe, figlia di Elio e della ninfa Perseide, famosa per i suoi incantesimi che trasformano le sembianze degli uomini, sperando di riconquistare l'amore di Scilla.


Tuttavia, la sua richiesta scatena solo la gelosia della maga, la quale cerca di allontanare Scilla da Glauco usando persino gli artifici della seduzione.


Di fronte al rifiuto di Glauco, Circe riversa la sua vendetta su Scilla, trasformandola con un potente incantesimo in un mostruoso essere con sei teste di cane latranti, diventando il terrore dei navigatori e marinai di ogni epoca.


Secondo la leggenda, Scilla si ritira nella disperazione e rabbia in una grotta sotto la Rocca vicino al Castello, ancora presente oggi, a pochi chilometri da Cariddi, abitata dallo sguardo fisso di Scilla.


Così condannati, vivono eternamente uno di fronte all'altro, entrambi presenze inesorabili nel cuore del Mediterraneo.


Spiegazione del mito


Fino al XVIII secolo, sotto la rocca di Scilla, esisteva una formazione di scogli particolare che assomigliava a una creatura mostruosa emergente dalla grotta.


Durante l'era greca, le tempeste erano frequenti e le imbarcazioni che attraversavano lo Stretto venivano spinte dal mare contro la rocca.

Con il mare agitato e gli scogli che distruggevano le imbarcazioni, causando la morte di molti marinai, nacque il mito del mostro di Scilla.


Sulla sponda sicula, invece, le correnti marine generavano vortici, fenomeno ancora presente, sebbene di minore intensità, che talvolta inghiottivano le imbarcazioni nelle vicinanze.


Anche in questo caso si concepì l'idea di un mostro, Cariddi, che aspirava l'acqua del mare e la riversava creando enormi vortici.

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